Don F.B. Della Torre con i ragazzi del Centro salesiano di Arese. |
Per l'occasione è stata invitata l'Associazione Musicale "Brixia Camera Chorus", diretta dal maestro Francesco Andreoli. Nutrito ed alto il programma proposto: brani di A. Vivaldi, J.S. Bach, di G.F. Handel e W.A. Mozart per coro orchestra e solisti.
La serata è stata introdotta da una mia breve scheda sul sacerdote salesiano:
Io non credo sia agevole per
nessuno e tanto meno per me trovare questa sera e in questo breve spazio di
tempo parole nuove e ancor più convincenti per proporre il ricordo di don
Francesco Beniamino Della Torre a tutti coloro che hanno letto le pagine centrali
del Bollettino parrocchiale distribuito alle famiglie nei giorni scorsi o hanno
ascoltato le commosse parole di don
Ravarini durante la celebrazione eucaristica vespertina.
Tuttavia vorrei richiamare e
soffermare la mia e la vostra riflessione su due aspetti assai significativi
della vita sacerdotale e sociale di questo straordinario salesiano di origine
pralboinese.
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Don Della, come
comunemente veniva appellato dai suoi collaboratori ed amici, indiscutibilmente
fu una figura eminente ed esemplare di sacerdote. Pur impegnato tra tante
attività ed occupazioni, egli trovò sempre il tempo per pregare, per pregare a
lungo e con edificante contegno. La sua fu una testimonianza di fede non
remissiva e rassegnata, ma di fede attiva e impregnata di fiducioso abbandono
alla volontà di Dio, nella certezza che Egli non lo avrebbe lasciato solo anche
nelle decisioni e nelle iniziative socialmente più ardue.
Una sua frase riassume meravigliosamente il modo di essere sacerdote di don Francesco Beniamino Della Torre:
”I voti non sono dei fiori finti offerti una volta per sempre sull’altare di Dio, ma sono fiori freschi ai quali occorre cambiar l’acqua ogni giorno”. Ecco, direi, per ciascuno di noi un esempio di fede integralmente vissuta e quotidianamente riconfermata al servizio di Dio e del prossimo.
Una sua frase riassume meravigliosamente il modo di essere sacerdote di don Francesco Beniamino Della Torre:
”I voti non sono dei fiori finti offerti una volta per sempre sull’altare di Dio, ma sono fiori freschi ai quali occorre cambiar l’acqua ogni giorno”. Ecco, direi, per ciascuno di noi un esempio di fede integralmente vissuta e quotidianamente riconfermata al servizio di Dio e del prossimo.
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Il secondo
aspetto, e non potrebbe essere diversamente, essendo stato io stesso un
insegnante, è quello della figura carismatica di educatore.
Don Della Torre ebbe a prendersi cura di ragazzi dell’hinterland milanese già provati in tenera età dalla sofferenza e dal dolore: ragazzi orfani dell’amore di uno o di entrambi i genitori, ragazzi con l’animo rancoroso e pieno di risentimenti, di invidia e di odio, di esasperazione e di disperazione.
Eppure egli sapeva entrare in contatto con ciascuno di loro, ne ricercava la loro amicizia senza trascurare di correggere i loro difetti, li guidava nella scoperta e nella realizzazione di un progetto di vita personale, specifico per ciascuno. Un progetto individualizzato, si direbbe oggi con linguaggio pedagogico.
Ed era così che i ragazzi, anche i più difficili e restii, finivano per lasciarsi coinvolgere e volergli bene, perché capivano che ogni sua parola, ogni sua iniziativa, ogni suo atteggiamento, anche burbero, deciso ed energico, erano coerentemente ispirati all’evangelico chicco di grano che muore, per fruttificare, per dare la vita.
Ecco il segreto, il messaggio che don Francesco consegna a noi tutti e in particolare agli educatori e ai genitori di oggi impegnati nel delicato compito di crescere e di educare la mente e il cuore dei giovani: vale la pena “pagare di persona” se vogliamo veramente che la nostra azione educativa sia feconda ed efficace.
Don Della Torre ebbe a prendersi cura di ragazzi dell’hinterland milanese già provati in tenera età dalla sofferenza e dal dolore: ragazzi orfani dell’amore di uno o di entrambi i genitori, ragazzi con l’animo rancoroso e pieno di risentimenti, di invidia e di odio, di esasperazione e di disperazione.
Eppure egli sapeva entrare in contatto con ciascuno di loro, ne ricercava la loro amicizia senza trascurare di correggere i loro difetti, li guidava nella scoperta e nella realizzazione di un progetto di vita personale, specifico per ciascuno. Un progetto individualizzato, si direbbe oggi con linguaggio pedagogico.
Ed era così che i ragazzi, anche i più difficili e restii, finivano per lasciarsi coinvolgere e volergli bene, perché capivano che ogni sua parola, ogni sua iniziativa, ogni suo atteggiamento, anche burbero, deciso ed energico, erano coerentemente ispirati all’evangelico chicco di grano che muore, per fruttificare, per dare la vita.
Ecco il segreto, il messaggio che don Francesco consegna a noi tutti e in particolare agli educatori e ai genitori di oggi impegnati nel delicato compito di crescere e di educare la mente e il cuore dei giovani: vale la pena “pagare di persona” se vogliamo veramente che la nostra azione educativa sia feconda ed efficace.
Un momento del concerto |